In realtà la prode NonPiùGiovane Marmotta aveva un toponimo che rimbalzava nel vuoto cosmico della sua testa, ovvero Punta di Ercavallo. Peccato che fosse in giro senza cartina e che le informazioni sul come raggiungere codesta amena vetta le avesse lette prima delle vacanze al mare...per farla breve, siccome si concorda con Duglas Adams circa la perniciosità della souspance, si può dire fin da subito che detta vetta non sarà raggiunta, neppure per sbaglio.
La partenza avviene alle 7:35 in ritardo astronomico sulla tabella di marcia (anni di viaggi con Trenitalia serviranno pure a qualcosa): temperatura sui +5°C, percepita -12.
Potendo scegliere se salire ai laghi di Ercavallo o al Bozzi, viene scelta la seconda opzione. Fosse stata la prima, la vetta era a portata di mano con comodo sentiero

Fino al rifugio tutto prosegue tranquillo, a parte un principio di assideramento. Da li il temerario esploratore devia per il forcellino di Montozzo

che di "-ino" ha veramente poco, con una vista notevole sulla mastodontica Val di Montozzo. Si vede che ai trentini piace fare le cose in grande


Poco dopo, una scritta su un sasso scolorito indica che per Ercavallo bisogna andare "di qui". Ma intenderà "su di qua per questa vaga traccia" o "giù di la per quel segnatissimo sentiero, il bivio è più avanti"?



nella speranza di rintracciare una vaga bava che lo guidi verso l'aguzza puntina. Le possibilità sono due: proseguire fino a scollinare sulla parte finale della crestina dei Denti di Ercavallo (a destra nella foto dal forcellino), per poi ridiscendere dall'altro lato ed aggirare il tutto con mossa furba e scaltra, oppure cercare di ricordarsi cosa diceva quella relazione di vienormali circa la salita alla punta. Verrà scelta la prima opzione, che sarà ovviamente sbagliata. Ma niente paura, era sbagliata anche la memoria della seconda

La crestina (a cui si accede con una traccia parzialmente e misteriosamente presente) si rivelerà infatti carina, con discreta vista sul lago di Pian Palù,

San Matteo, Vioz, Vegaia etc etc

e sulla piana sotto al Forcellino e al bel torrione dell'Albiolo.

Peccato però che sia a picco sul nulla, come un'eventuale cartina avrebbe potuto mostrare, se fosse stata presente nell'equipaggiamento del novello Robinson Crusoe!
Non resta quindi che ritornare, senza peraltro trovare traccia dell'eventuale via di salita alla Punta del Caciocavallo (in realtà, se qualcuno è interessato, si sale affrontando di petto il ghiaione alla sinistra della stessa).
Il prode escursionista medita quindi di tornare al Bozzi e da li chiudere il giro sui laghetti di Ercavallo, ma prima di rigiungere al Forcellino viene tentato da un'altura alla sua destra, che decide di raggiungere convinto possa trattarsi della Cima di Montozzo (della serie, piuttosto che niente...). Peccato che debba scoprire, dopo essere cascato in una trincea, che trattavasi dell'anticima della medesima. Evabbè, pazienza, ci si accontenta di una dormitina nell'appartamento al piano terra


A tal punto è giunta l'ora di scendere, quindi si torna al Forcellino e da li al rifugio. Ma siccome il coraggioso viandante è sicuramente alternativo, anzichè seguire la mulattiera a 4 corsie transitando davanti al rifugio (tempo previsto 10'), opta per una sedicente "variante" (risparmio stimato: 4.2") che lo porterà nel bel mezzo di una piantagionedi malefici cardi, tra i ruderi delle ex strutture militari adiacenti al rifugio

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