COSA E LA PROTEZIONE CIVILE ?
E’ UN INSIEME DI ATTIVITA’ COORDINATE TRA DIVERSI SOGGETTI (ENTI, STRUTTURE OPERATIVE, ECC...) E PROCEDURE ATTE A FRONTEGGIARE UN QUALSIASI EVENTO CALAMITOSO ATTESO IN UN DETERMINATO TERRITORIO.
E’ UN SISTEMA VOLTO A TUTELARE LA VITA, L’INTEGRITA’ FISICA, I BENI, GLI INSEDIAMENTI, GLI ANIMALI EL’ AMBIENTE DAI DANNI O DAL PERICOLO DI DANNI DERIVANTI DA CALAMITA’ NATURALI, DA CATASTROFI O DA ALTRI EVENTI CALAMITOSI.
Evoluzione - Quasi un secolo di storia...
È possibile dividere l’evoluzione in 4 fasi:
1 Dalle origini fino all’istituzione del servizio nazionale (1908-1992);
Gestione episodica e sporadica dell’emergenza:
Si provvede al bisogno
Attività limitata al soccorso
Nessuna Nessuna attività attività di previsione previsione e prevenzione prevenzione
Struttura fortemente centralizzata
2 Dall’istituzione del servizio nazionale all’introduzione del principio di sussidiarietà
La legge 24 febbraio 1992 n. 225 ha istituito il Servizio nazionale di protezione civile e ha definito in modo organico le competenze
della Regione, Regione, della Provincia, Provincia, del Prefetto, Prefetto,del Sindaco e del Comune in materia di
previsione, prevenzione, soccorso e ritorno alle normali condizioni di vita.
L 225/92 La protezione civile viene configurata come servizio nazionale come organizzazione “nella quale sono
rappresentati l’amministrazione centrale dello Stato, degli enti locali, degli istituti di ricerca scientifica, nonché ogni
altra istituzione anche privata interessata”;
• Organizzazione passa da centralizzata a diffusa sul territorio network della protezione civile;
• Riconoscimento di funzioni amministrative a regioni ed enti locali.
• Centralmente istituzione – Consiglio nazionale della protezione civile – Commissione nazionale per la previsione e
prevenzione dei grandi rischi – Comitato operativo della protezione civile
• In periferia – Dualismo sindaco-prefetto
• La protezione civile diventa soprattutto previsione, prevenzione, e pianificazione
Definizione delle tipologie di evento;
Definizione delle attività del servizio nazionale di protezione civile;
Disciplina dello stato di emergenza e del potere di ordinanza;
Ripartizione delle funzioni ai vari livelli;
Abrogazione di tutte le disposizioni previgenti con essa incompatibili.
3Dall'istituzione del servizio nazionale all'introduzione del principio di sussidiarietà alla riforma del titolo V
Introduzione del principio di sussidiarietà con il d.lgs. 31 marzo 1998, n. 112
– Distinzione tra funzioni mantenute dallo Stato, funzioni conferite alle regioni ed agli enti locali – Il conferimento avviene in base al principio di sussidiarietà.
Unità e coesione assicurate dal potere di indirizzo e coordinamento da parte dello Stato;
• Allo Stato restano funzioni relative a eventi straordinari (dichiarazione stato di emergenza);
• Tutte le atre funzioni conferite alle regioni ed agli enti locali, anche le funzioni operative;
• Tutte le atre funzioni conferite alle regioni ed agli enti locali, anche le funzioni operative;
• Soppressione del dipartimento della protezione civile ed istituzione dell’Agenzia dlgs 300/1999;
• Svuotamento dei poteri del PCM a beneficio del ministro dell’interno.
4Dalla riforma del titolo V ad oggi
Nel 2001 con la modifica del titolo V della Costituzione:
LA PROTEZIONE CIVILE DIVENTA MATERIA DI LEGISLAZIONE CONCORRENTE
Restano competenza dello Stato:
• Ambiente
• Sanità
• Immigrazione
• Pubblica sicurezza
• Forze armate
• Protezione beni culturali, ecc...
Attività
-PREVISIONE
Identificazione anticipata di eventi con elevata probabilità di accadimento attraverso L’ ANALISI DEI RISCHI:
- NATURALI - INDOTTI DALL’UOMO.
EFFETTUARE ANALISI STORICA
MONITORARE IL TERRITORIO
-PREVENZIONE e MITIGAZIONE DEI RISCHI AZIONI e/o ACCORGIMENTI TENDENTI A DIMINUIRE IL RISCHIO.
COME ?
Pianificazione territoriale mirata (costruzioni antisismiche, pulizia dei letti dei fiumi; rinforzo argini, evitare la realizzazione di costruzioni in zone sottoposte a tutela, non concentrazione delle zone residenziali a ridosso delle zone industriali, ecc. ecc.).
AZIONI:
Verifica dei piani di emergenza
-SUPERAMENTO DELL’EMERGENZA
La ripresa ripresa della vita sociale, sociale, dovrebbe dovrebbe avvenire, avvenire, se possibile possibile, nel
medesimo medesimo contesto
La Protezione Civile
Moderatore: TWISTER
Re: La Protezione Civile
Fanno parte del Servizio nazionale le autorita' di protezione civile che, secondo il principio di sussidiarieta', differenziazione e
adeguatezza, garantiscono l'unitarieta' dell'ordinamento esercitando, in relazione ai rispettivi ambiti di governo, le funzioni di
indirizzo politico in materia di protezione civile e che sono:
a) il Presidente del Consiglio dei ministri, in qualita' di
autorita' nazionale di protezione civile e titolare delle
politiche in materia;
b) i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome di
Trento e di Bolzano, in qualita' di autorita' territoriali di
protezione civile e in base alla potesta' legislativa attribuita,
limitatamente alle articolazioni appartenenti o dipendenti
dalle rispettive amministrazioni;
c) i Sindaci e i Sindaci metropolitani, in qualita' di autorita’
territoriali di protezione civile limitatamente alle articolazioni
appartenenti o dipendenti dalle rispettive amministrazioni.
Tipologia degli eventi
A Eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai
Singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria
Comune
Sindaco – C.O.C.
B Eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che, per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più
enti o amministrazioni competenti e debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo;
Più enti o amministrazioni competenti in via straordinaria
Provincia
Regione
Prefetto – C.O.M. + C.C.S.
C Calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.
Mezzi e poteri straordinari Livello nazionale
Dipartimento della P.C. -Consiglio dei Ministri
adeguatezza, garantiscono l'unitarieta' dell'ordinamento esercitando, in relazione ai rispettivi ambiti di governo, le funzioni di
indirizzo politico in materia di protezione civile e che sono:
a) il Presidente del Consiglio dei ministri, in qualita' di
autorita' nazionale di protezione civile e titolare delle
politiche in materia;
b) i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome di
Trento e di Bolzano, in qualita' di autorita' territoriali di
protezione civile e in base alla potesta' legislativa attribuita,
limitatamente alle articolazioni appartenenti o dipendenti
dalle rispettive amministrazioni;
c) i Sindaci e i Sindaci metropolitani, in qualita' di autorita’
territoriali di protezione civile limitatamente alle articolazioni
appartenenti o dipendenti dalle rispettive amministrazioni.
Tipologia degli eventi
A Eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai
Singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria
Comune
Sindaco – C.O.C.
B Eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che, per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più
enti o amministrazioni competenti e debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari da impiegare durante limitati e predefiniti periodi di tempo;
Più enti o amministrazioni competenti in via straordinaria
Provincia
Regione
Prefetto – C.O.M. + C.C.S.
C Calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.
Mezzi e poteri straordinari Livello nazionale
Dipartimento della P.C. -Consiglio dei Ministri
Re: La Protezione Civile
Le strutture operative della Protezione Civile
Tra le strutture operative deve essere richiamato il ruolo del Corpo Nazionale del Vigili del Fuoco, unica Struttura che è anche Componente del Servizio Nazionale della Protezione Civile, che il Codice definisce come "fondamentale" e che ha tutte le competenze per l’immediata risposta di soccorso alla popolazione in ogni tipologia di evento. I Vigili del Fuoco, infatti, svolgono con continuità – a qualsiasi ora, tutti i giorni dell’anno – il compito istituzionale di soccorso tecnico urgente, intervenendo per la tutela dell’incolumità delle persone quando vi sia un pericolo imminente o in corso. In caso di eventi di protezione civile, l’intervento dei Vigili del Fuoco è immediato, in virtù della capillare presenza sul territorio nazionale e della prontezza di attiva-ione in ogni momento, e consente di assicurare – grazie a competenze tecniche e professionalità anche ad alto contenuto specialistico – la direzione e la realizzazione degli interventi tecnici di primo soccorso in raccordo con le altre Componenti e Strutture coinvolte .Le Forze Armate concorrono alle attività di protezione civile svolgendo compiti specifici, in particolare in circostanze di pubblica calamità e in altri casi di straordinaria necessità e urgenza. L’Esercito Italiano, la Marina Militare, l’Aeronautica Militare e l’Arma dei Carabinieri forniscono infatti – grazie a capacità tecniche, strumenti e mezzi disponibili – il proprio contributo e supporto tecnico-operativo alle altre Amministrazioni nazionali e territoriali nelle attività di salvaguardia della vita umana e di ricerca e soccorso della popolazione .Ciò avviene anche attraverso attività tecniche quali la predisposizione di aree di protezione civile, la demolizione di edifici, la rimozione delle macerie, il ripristino delle funzionalità di infrastrutture – in particolare di mobilità – o dei trasporti con mezzi militari di terra, aerei o navali. La Polizia di Stato, nelle sue diverse articolazioni e specialità, la già citata Arma dei Carabinieri, che ha anche funzioni di ordine pubblico, la Guardia di Finanza e la Polizia Penitenziaria sono le Forze di Polizia dello Stato e concorrono alle attività di protezione civile secondo proprie competenze e specificità. Le Forze di Polizia, ma anche i corpi di polizia
locali e regionali, partecipano agli interventi di protezione civile in ogni situazione che coinvolga la sicurezza e l’incolumità delle persone, ciascuna secondo le proprie possibilità professionali, logistiche, strumentali e di organico in riferimento soprattutto alla gestione dell’ordine pubblico e della viabilità. Il Servizio Sanitario Nazionale, volto a garantire l’assistenza sanitaria ovvero la tutela o salvaguardia della salute dei cittadini, è articolato secondo diversi livelli di responsabilità e di governo: lo Stato, tramite il Ministero della Salute e diversi Enti e Istituzioni di livello nazionale, come l’Istituto Superiore di Sanità o gli Istituti Zooprofilattici; le Regioni, con competenza esclusiva nella regolamentazione e organizzazione di servizi e di attività destinate alla tutela della salute attraverso le Aziende Sanitarie Locali e le Aziende Ospedaliere.
• Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
• Polizia di Stato
• Polizia Penitenziaria
• Guardia di Finanza
• Arma dei Carabinieri
• Esercito Italiano
• Marina Militare
• Capitanerie di Porto-Guardia Costiera
• Aeronautica Militare
• Enti e Istituti di ricerca di rilievo nazionale
• Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
• Consiglio Nazionale delle Ricerche
• Strutture del Servizio Sanitario Nazionale
• Croce Rossa Italiana
• Organizzazioni nazionali di volontariato
• Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico
• Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente
• Strutture per la gestione dei servizi meteorologici a livello nazionale
• Ordini e collegi professionali
• Soggetti pubblici o privati ,organizzazioni, aziende che svolgono funzioni utili per finalità di protezione civile
Tra le strutture operative deve essere richiamato il ruolo del Corpo Nazionale del Vigili del Fuoco, unica Struttura che è anche Componente del Servizio Nazionale della Protezione Civile, che il Codice definisce come "fondamentale" e che ha tutte le competenze per l’immediata risposta di soccorso alla popolazione in ogni tipologia di evento. I Vigili del Fuoco, infatti, svolgono con continuità – a qualsiasi ora, tutti i giorni dell’anno – il compito istituzionale di soccorso tecnico urgente, intervenendo per la tutela dell’incolumità delle persone quando vi sia un pericolo imminente o in corso. In caso di eventi di protezione civile, l’intervento dei Vigili del Fuoco è immediato, in virtù della capillare presenza sul territorio nazionale e della prontezza di attiva-ione in ogni momento, e consente di assicurare – grazie a competenze tecniche e professionalità anche ad alto contenuto specialistico – la direzione e la realizzazione degli interventi tecnici di primo soccorso in raccordo con le altre Componenti e Strutture coinvolte .Le Forze Armate concorrono alle attività di protezione civile svolgendo compiti specifici, in particolare in circostanze di pubblica calamità e in altri casi di straordinaria necessità e urgenza. L’Esercito Italiano, la Marina Militare, l’Aeronautica Militare e l’Arma dei Carabinieri forniscono infatti – grazie a capacità tecniche, strumenti e mezzi disponibili – il proprio contributo e supporto tecnico-operativo alle altre Amministrazioni nazionali e territoriali nelle attività di salvaguardia della vita umana e di ricerca e soccorso della popolazione .Ciò avviene anche attraverso attività tecniche quali la predisposizione di aree di protezione civile, la demolizione di edifici, la rimozione delle macerie, il ripristino delle funzionalità di infrastrutture – in particolare di mobilità – o dei trasporti con mezzi militari di terra, aerei o navali. La Polizia di Stato, nelle sue diverse articolazioni e specialità, la già citata Arma dei Carabinieri, che ha anche funzioni di ordine pubblico, la Guardia di Finanza e la Polizia Penitenziaria sono le Forze di Polizia dello Stato e concorrono alle attività di protezione civile secondo proprie competenze e specificità. Le Forze di Polizia, ma anche i corpi di polizia
locali e regionali, partecipano agli interventi di protezione civile in ogni situazione che coinvolga la sicurezza e l’incolumità delle persone, ciascuna secondo le proprie possibilità professionali, logistiche, strumentali e di organico in riferimento soprattutto alla gestione dell’ordine pubblico e della viabilità. Il Servizio Sanitario Nazionale, volto a garantire l’assistenza sanitaria ovvero la tutela o salvaguardia della salute dei cittadini, è articolato secondo diversi livelli di responsabilità e di governo: lo Stato, tramite il Ministero della Salute e diversi Enti e Istituzioni di livello nazionale, come l’Istituto Superiore di Sanità o gli Istituti Zooprofilattici; le Regioni, con competenza esclusiva nella regolamentazione e organizzazione di servizi e di attività destinate alla tutela della salute attraverso le Aziende Sanitarie Locali e le Aziende Ospedaliere.
• Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
• Polizia di Stato
• Polizia Penitenziaria
• Guardia di Finanza
• Arma dei Carabinieri
• Esercito Italiano
• Marina Militare
• Capitanerie di Porto-Guardia Costiera
• Aeronautica Militare
• Enti e Istituti di ricerca di rilievo nazionale
• Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
• Consiglio Nazionale delle Ricerche
• Strutture del Servizio Sanitario Nazionale
• Croce Rossa Italiana
• Organizzazioni nazionali di volontariato
• Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico
• Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente
• Strutture per la gestione dei servizi meteorologici a livello nazionale
• Ordini e collegi professionali
• Soggetti pubblici o privati ,organizzazioni, aziende che svolgono funzioni utili per finalità di protezione civile
Re: La Protezione Civile
Parliamo di terremoti :Il nostro Paese è un territorio geologicamente giovane, in continua evoluzione. Lo stesso paesaggio, così vario, dalle accidentate montagne dell’Appennino alle ripide Alpi, dalla dolce morfologia delle colline, che caratterizzano gran parte del territorio italiano, alle coste frastagliate e alle spiagge sabbiose, è il risultato di fenomeni che cambiano continuamente la crosta terrestre.
Frane, inondazioni, alluvioni, terremoti, eruzioni sono eventi naturali collegati alla recente evoluzione geologica del territorio italiano, ma troppo spesso si trasformano in disastri dovuti alla presenza e alle attività dell’uomo. Da un lato, queste attività sconvolgono l’equilibrio della natura attraverso il degrado dei pascoli e dei boschi, l’abbandono delle montagne e delle colline, le attività di scavo nei letti dei corsi d'acqua per estrarre materiale inerte a fini edilizi, l’occupazione delle aree di espansione delle piene intorno ai fiumi, l’impermeabilizzazione di ampie superfici di terreno. Dall’altro, le stesse attività concentrano un gran numero di persone in aree pericolose, ad esempio vicino a un vulcano attivo, in pianure soggette ad alluvioni, e in un ambiente antropizzato vulnerabile, come nelle periferie delle grandi città, per cui aumenta l’esposizione di vite umane e di beni ai possibili eventi catastrofici. Negli ultimi decenni , la popolazione è più che raddoppiata e ciò ha portato sempre più spesso a sottrarre terre ai boschi per trasformarle in terreni agri coli o per soddisfare la crescente richiesta di legname da parte delle città e delle industrie. La popolazione si è concentrata nelle aree urbane, con la conseguenza di un incremento di occupazione di zone potenzialmente a rischio.
L’urbanizzazione e la maggiore richiesta di risorsa idrica per usi diversi ha modificato il sistema fluviale, cambiando, tra l’altro, l’equilibrio tra acque superficiali e acque sotterranee. In questa situazione, l’impatto delle calamità naturali nel corso degli anni è aumentato significativamente, non solo in Italia ma in tutti i paesi industrializzati. La fragilità e la vulnerabilità del territorio hanno interagito con l’ambiente antropizzato determinando, nelle aree esposte ai diversi pericoli, uno squilibrio che troppo spesso porta a tragiche conseguenze. L’Italia è un paese ad alta sismicità. Negli ultimi mille anni, è stato colpito da circa 3 mila terremoti che hanno determinato danneggiamenti corrispondenti a un grado della scala MCS-Mercalli Cancani Sieberg superiore al grado V (abbastanza forte) o VI (forte), di cui circa 300 pari o superiori all’VIII (rovinoso) o IX (distruttivo).Nel XX secolo almeno nove terremoti senza considerare le scosse di "assestamento") hanno avuto una magnitudo pari o superiore a 6.3, con effetti tra il X (completamente distruttivo) e l’XI (catastrofico) grado di intensità MCS e un numero di vittime complessivamente superiore a 100 mila .Solo nei dieci anni tra il 2009 e il 2018, ben cinque terremoti hanno raggiunto o superato la magnitudo momento 6.0 . I terremoti che producono anche solo danni minori riguardano storicamente l’intero territorio nazionale, a parte la Sardegna. Se si considerano invece gli eventi di magnitudo maggiore di 5.7, di essi non si ha memoria storica in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Alto Adige, parte della costa tirrenica dalla Versilia al Volturno, lungo la costa adriatica a sud di Ancona (escluso il Gargano) e in Salento. L’attività sismica più elevata si concentra nella parte centro-meridionale della penisola, lungo il crinale appenninico (Val di Magra, Mugello, Valle del Tevere, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Benevento, Irpinia, Val d’Agri), in Calabria e Sicilia, e in alcune zone settentrionali, tra cui il Friuli-Venezia Giulia, il Veneto e parte della Liguria occidentale. Il territorio dell’Italia centrale e meridionale, in particolare, è stato colpito da alcuni degli eventi più forti e distruttivi che la memoria storica abbia registrato. Nell’Appennino centrale, ad esempio, i terremoti del 1349 e del 1703 hanno causato ingenti danni alle aree interessate. I più recenti sono il terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 aprile 2009, raggiungendo la magnitudo Mw 6.3 e l’intensità del IX-X grado della scala MCS, e la sequenza sismica 2016/17 dell’Italia centrale, con due terremoti di magnitudo Mw pari a 6.2 e 6.6 ed effetti corrispondenti all’XI grado della scala MCS. Nell’Appennino meridionale, l’Irpinia ha visto nel corso dei secoli alcuni dei terremoti più forti della storia sismica italiana, fino all’ultimo del 23 novembre 1980 che ha lasciato profonde cicatrici, ancora facilmente riconoscibili sul territorio. In Calabria e in Sicilia le conseguenze di terremoti come quelli del 1693, 1783 e 1908 – quest’ultimo uno dei più forti mai registrati in Italia, con magnitudo 7.1 – sono di importanza storica, avendo profondamente influenzato la società, l’economia e la cultura delle aree coinvolte. La sismicità, come detto in precedenza, è una caratteristica del territorio che non può essere modificata, essendo dovuta all’evoluzione geologica e geodinamica del nostro Paese. Tuttavia è possibile prevenire gli effetti di un terremoto agendo sulle altre componenti che determinano il rischio sismico, cioè la vulnerabilità, l’esposizione e la capacità.
Frane, inondazioni, alluvioni, terremoti, eruzioni sono eventi naturali collegati alla recente evoluzione geologica del territorio italiano, ma troppo spesso si trasformano in disastri dovuti alla presenza e alle attività dell’uomo. Da un lato, queste attività sconvolgono l’equilibrio della natura attraverso il degrado dei pascoli e dei boschi, l’abbandono delle montagne e delle colline, le attività di scavo nei letti dei corsi d'acqua per estrarre materiale inerte a fini edilizi, l’occupazione delle aree di espansione delle piene intorno ai fiumi, l’impermeabilizzazione di ampie superfici di terreno. Dall’altro, le stesse attività concentrano un gran numero di persone in aree pericolose, ad esempio vicino a un vulcano attivo, in pianure soggette ad alluvioni, e in un ambiente antropizzato vulnerabile, come nelle periferie delle grandi città, per cui aumenta l’esposizione di vite umane e di beni ai possibili eventi catastrofici. Negli ultimi decenni , la popolazione è più che raddoppiata e ciò ha portato sempre più spesso a sottrarre terre ai boschi per trasformarle in terreni agri coli o per soddisfare la crescente richiesta di legname da parte delle città e delle industrie. La popolazione si è concentrata nelle aree urbane, con la conseguenza di un incremento di occupazione di zone potenzialmente a rischio.
L’urbanizzazione e la maggiore richiesta di risorsa idrica per usi diversi ha modificato il sistema fluviale, cambiando, tra l’altro, l’equilibrio tra acque superficiali e acque sotterranee. In questa situazione, l’impatto delle calamità naturali nel corso degli anni è aumentato significativamente, non solo in Italia ma in tutti i paesi industrializzati. La fragilità e la vulnerabilità del territorio hanno interagito con l’ambiente antropizzato determinando, nelle aree esposte ai diversi pericoli, uno squilibrio che troppo spesso porta a tragiche conseguenze. L’Italia è un paese ad alta sismicità. Negli ultimi mille anni, è stato colpito da circa 3 mila terremoti che hanno determinato danneggiamenti corrispondenti a un grado della scala MCS-Mercalli Cancani Sieberg superiore al grado V (abbastanza forte) o VI (forte), di cui circa 300 pari o superiori all’VIII (rovinoso) o IX (distruttivo).Nel XX secolo almeno nove terremoti senza considerare le scosse di "assestamento") hanno avuto una magnitudo pari o superiore a 6.3, con effetti tra il X (completamente distruttivo) e l’XI (catastrofico) grado di intensità MCS e un numero di vittime complessivamente superiore a 100 mila .Solo nei dieci anni tra il 2009 e il 2018, ben cinque terremoti hanno raggiunto o superato la magnitudo momento 6.0 . I terremoti che producono anche solo danni minori riguardano storicamente l’intero territorio nazionale, a parte la Sardegna. Se si considerano invece gli eventi di magnitudo maggiore di 5.7, di essi non si ha memoria storica in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Alto Adige, parte della costa tirrenica dalla Versilia al Volturno, lungo la costa adriatica a sud di Ancona (escluso il Gargano) e in Salento. L’attività sismica più elevata si concentra nella parte centro-meridionale della penisola, lungo il crinale appenninico (Val di Magra, Mugello, Valle del Tevere, Val Nerina, Aquilano, Fucino, Valle del Liri, Benevento, Irpinia, Val d’Agri), in Calabria e Sicilia, e in alcune zone settentrionali, tra cui il Friuli-Venezia Giulia, il Veneto e parte della Liguria occidentale. Il territorio dell’Italia centrale e meridionale, in particolare, è stato colpito da alcuni degli eventi più forti e distruttivi che la memoria storica abbia registrato. Nell’Appennino centrale, ad esempio, i terremoti del 1349 e del 1703 hanno causato ingenti danni alle aree interessate. I più recenti sono il terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 aprile 2009, raggiungendo la magnitudo Mw 6.3 e l’intensità del IX-X grado della scala MCS, e la sequenza sismica 2016/17 dell’Italia centrale, con due terremoti di magnitudo Mw pari a 6.2 e 6.6 ed effetti corrispondenti all’XI grado della scala MCS. Nell’Appennino meridionale, l’Irpinia ha visto nel corso dei secoli alcuni dei terremoti più forti della storia sismica italiana, fino all’ultimo del 23 novembre 1980 che ha lasciato profonde cicatrici, ancora facilmente riconoscibili sul territorio. In Calabria e in Sicilia le conseguenze di terremoti come quelli del 1693, 1783 e 1908 – quest’ultimo uno dei più forti mai registrati in Italia, con magnitudo 7.1 – sono di importanza storica, avendo profondamente influenzato la società, l’economia e la cultura delle aree coinvolte. La sismicità, come detto in precedenza, è una caratteristica del territorio che non può essere modificata, essendo dovuta all’evoluzione geologica e geodinamica del nostro Paese. Tuttavia è possibile prevenire gli effetti di un terremoto agendo sulle altre componenti che determinano il rischio sismico, cioè la vulnerabilità, l’esposizione e la capacità.