
Il fiore spietato dell’agave
C’è qualcosa di eroico e al tempo stesso di tragico nel destino che la natura ha imposto alla pianta dell’agave. Più di vent’anni di lenta crescita, passati in silenziosa attesa: una paziente raccolta di tutte le energie necessarie per poter finalmente lanciare l’urlo finale, per poter realizzare quell’ incredibile esplosione che si materializza in poco meno di due mesi: il suo fiore! Un fiore che sembra un albero, un fiore alto più di cinque metri. Perché non si aspetta certo più di vent’anni per fare un fiorellino qualsiasi. Se l’attesa deve essere così lunga, il risultato non può che essere spettacolare. E quello dell’agave è forse il fiore più spettacolare che ci sia, se si considera che nei primi giorni il “fiore-albero” cresce quasi a vista d’occhio (15-20 cm al giorno). Ma se anche non fosse il più spettacolare, è di sicuro il più crudele, poiché la fioritura sancisce inevitabilmente la morte della pianta. Impossibile sopravvivere ad uno sforzo simile: tutte le energie della pianta vengono letteralmente consumate in questo atto estremo. Le agavi in fiore sono comunissime, tanto da passare quasi inosservate, in tutta la fascia mediterranea, dove queste piante non hanno nessun problema a sopravvivere per almeno 20-25 anni, età minima per poter fiorire. Sono invece una rarità nelle nostre zone, perché è vero che il clima relativamente mite del lago permette loro di crescere, ma è anche vero che durante inverni particolarmente rigidi, quando la temperatura scende sotto lo zero per parecchi giorni consecutivi, gli esemplari particolarmente grandi, a causa dell’enorme quantità di acqua contenuta nelle loro foglie, rischiano di morire prima di arrivare alla fine del loro ciclo naturale.