Innanzitutto voglio ringraziare il buon Dio e tutti santi del paradiso e il mio caschetto se adesso son qui a scrivere. Alle 8 siamo gia alla diga di Campo Moro in alta Val Malenco. Destinazione Rifugio Marco e Rosa maledettamente lontano a quota 3600 Mt. Torno in questi posti dopo molti anni, allora ero molto giovane e l’alta Via della Valmalenco fatta in una settimana fu un divertimento.
Siamo una buona compagnia, una ventina di amici piu o meno dello stesso paese. Si sale allegramente fin quando il sentiero non inizia ad inerpicarsi decisamente. Il Disgrazia ci fa da angelo custode per alcune ore. In breve siamo al Rifugio Carate,saliamo alla bocchetta delle forbici, proseguiamo ancora e in poco meno di 3 ore siamo al Rifugio Marinelli. Lo spettacolo si fa suggestivo. Lo scerscen inferiore, il ghiacciaio di Caspoggio con le cime di Musella.
Mangiamo qualche cosa, riposiamo un momento e ripartiamo, stavolta la meta è il Marco e Rosa, altre 3,5 ore come minimo. Saliamo la collina morenica che ci porta al passo Marinelli occidentale,e presto sul ghiacciaio di Scerscen superiore.
Ci vuole un po’ di tempo per imbragarci, legarci e calzare i ramponi. La traccia e ben visibile, percorriamo il lungo pianoro del ghiacciaio fin quando la traccia piega decisamente a destra e comincia a salire. Siamo sotto alcune pareti di roccia. Avanti a me vedo una striscia di pietre sul ghiacciaio, non faccio in tempo a rendermi conto che da quella parete il pericolo è in agguato che sento gridare sasssooooo!!
Mi volto, seguo il sasso che cade e mi rendo conto che è nella mia traiettoria. Lo schivo buttandomi a destra nella neve, mi passa a 20 cm. Sento ancora il rumore dietro di me, un altro sasso ben più grosso sta venendo giu. Voglio rialzarmi per uscire da li ma mi sento tirare indietro. La corda si è incastrata in una roccia. Cado, non riesco a seguire il percorso del sasso, non vedo dove va. Stò fermo con il cuore in gola, passano 5 interminabili secondi e vedo il maledetto sfilarmi sulla sinistra a 5-10 Cm. Stavolta è andata bene.
Siamo ormai sotto le roccette che portano al rifugio. 2 persone scendono dal Canalone tra cresta Guzza e piz Argent con cira 50° di pendenza. È un attimo e li vediamo rotolare giu, impressionante vedere il giri che fanno su loro stessi. Scavalcano fortunatamente il crepaccio terminale e si fermano quasi in fondo. Si rialzano impauriti e tremanti, tutto bene ci assicurano.
Le roccette sono interminabili. Siamo a 3400 mt. Dobbiamo salire una parete di 200 e forse piu metri. I sassi si muovono e bisogna stare attenti, In 4 optano per risalire il canale innevato. Un’ora e mezza di ferrata ci conduce ai 3600 mt del Marco e Rosa.
Lo spettacolo è impagabile, anche se per poco (il tempo sta cambiando) si vedono in tutto il loro splendore il Piz Bernina, il Piz Roseg, Piz Zupo, Piz Palù, Piz Belleviste ecc… Ci rintaniamo nel rifugio, uno dei piu accoglienti e puliti che abbia mai visto. Il gestore La guida alpina Giancarlo Lenatti detto il Bianco è di una simpatia incredibile e idem per i suoi collaboratori. Arriva ben presto l’ora di cena preceduta da fiumi di birra. Il tempo peggiora sensibilmente, sale la nebbia e comincia a nevicare. Neve finissima ma che attacca ovunque. Alle nove decidiamo di andare a letto, esco a vedere la situazione e la neve cade sempre piu forte accompagnata da qualche tuono. Qualche cm fresco è gia caduto. La notte passa insonne, forse chiudo occhi per un paio d’ore. La sveglia è alle 4,30, colazione alle 5. Esco dal rifugio, mi ritrovo almeno 20 cm di neve fresca. La nebbia copre tutto, si decide di aspettare per partire. Alle 6 un lieve schiarita ci da il via. Verso le orobie si nota qualche lampo. Saliamo rapidamente il ripido ghiacciaio, in meno di un’ora siamo nel canalino che precede le roccette. La nebbia è fitta, le roccette sono ricoperte da almeno 30 cm di neve e ghiaccio. Difficile proseguire non conoscendo la via. Tentiamo per un’ora, sono mezzo congelato li fermo nel canalino largo un paio di metri. Stimo almeno 4-5° negativi, le rocce sono uno spettacolo di stalattiti di ghiaccio.
Dietro le nostre cordate vi è una guida alpina con un paio di clienti, lasciamo passare loro, ma anche la guida si arrende, troppo pericoloso proseguire, neve e ghiaccio ricoprono tutto. Il nostro tentativo si ferma a 3930 metri, a 100 metri dalla vetta da qui in poi ci sono 1000 metri di vuoto e di cadere sul ghiacciaio del Morteratsch non ci và proprio. Riprendiamo mestamente la via del ritorno, c’è ancora l’insidia della ferrata, e proprio qui succede quello che non vorresti mai. Un’alpinista solitario mentre saliva ha fatto partire un grosso masso. Subito è partito l’allarme, io ero tra i primissimi a scendere quindi il piu lontano e il sasso prendeva velocità. Ho seguito la traiettoria e fortunatamente si è spostato sulla sinistra non colpendo nessuno. Ma lo stesso masso ne ha fatti partire altri: Uno grosso ho capito subito che veniva verso di me, non potevo spostarmi piu di tanto, ero legato con il moschettone ed ero su un pianerottolo di circa mezzo metro. Mi sono accovacciato contro una roccia, ma dopo pochi secondi ho sentito un colpo secco e un dolore fortissimo. Il sasso mi aveva colpito…. Il casco ha parzialmente attenuato il colpo perché è andato a colpirmi tra la nuca e la fine del caschetto. Un dolore fortissimo, mi sono accasciato semi intontito. Il pensiero è andato subito a mia moglie e alla mia bimba di 2 mesi. Pian piano mi sono ripreso, un compagno si è assicurato che tutto andasse bene, mi son messo un po di neve sulla botta e ho ripreso a scendere anche se non ero lucidissimo. 10 minuti dopo ero alla fine della ferrata, qui ho tirato un sospiro di sollievo, i pericoli erano finiti. Riunito tutto il gruppo, la discesa è poi proseguita senza problemi anche se la testa cominciava a farmi male e la pioggia rovinava l’ultimo tratto di questa gita spettacolare.
Alle 15 eravamo alle auto, stanchi ma contenti nonostante il fallito tentativo alla vetta, e con 4.000 metri di dislivello nelle gambe,ben sapendo di aver fatto la cosa migliore…. Mi sono dilungato troppo ecco alcune foto:
La partenza dalla diga di Campo Moro, alta Valmalenco

La diga e il lago di Campo Moro durante la salita

Il Disgrazia ci fa da angelo custode per parecchie ore

Il rifugio Carate Brianza

Scerscen inf. e madonnina alla bocca delle forbici

Un paio di foto del ghiacciaio di Scerscen Inferiore


Bernina e la vedretta dello scerscen superiore

Impressionante Mole

Il ghiacciaio di Caspoggio e le cime di Musella

Arnica Montana

Il canalone che porta al Rifugio Marco e Rosa tra Cresta Guzza e Piz Argent

Scerscen superiore dal Marco e Rosa

Il rif. Marco e Rosa De Marchi alla Forcola di Cresta Guzza 3606 mt

Panorama

Io e il Bernina

Le Belleviste

Piz Zupò Argent e Cresta Guzza

Controsole

Ritorno dal Marco e Rosa, il tempo è nuovamente peggioraro

Geum Montanum

Phyteuma Orbiculare
