Il nome originario assegnato alla montagna è quello in lingua lombarda, Gölem, erroneamente italianizzato in Guglielmo solo in epoche recenti, quindi, senza alcun riferimento al nome proprio di persona. Il toponimo è infatti il corrispondente dialettale di "colma" (dal latino culmen, culmine), ossia una montagna di media altezza con vetta priva di vegetazione e dai versanti poco impervi[1].
Caso raro in una regione come la Lombardia in cui attualmente non è ammessa una seconda lingua ufficiale oltre all'italiano, la denominazione originale compare a fianco del toponimo italianizzato anche nella cartografia ufficiale dell'Istituto Geografico Militare e sulle carte del Touring Club Italiano.
Il Gölem si trova a cavallo della dorsale che divide il solco della media Val Trompia dal bacino del Lago d’Iseo. La montagna culmina nel Dosso Pedalta (m 1957), massima elevazione della corona di montagne attorno al Sebino, ma la vetta del Gölem propriamente detto si trova poco più a sud, e prende il nome di Cima di Castel Bertino (m 1948), sulla quale all’inizio del XX secolo è stato eretto un imponente monumento al Redentore.
La montagna ha aspetto imponente e severo: facilmente identificabile, in assenza di nebbie e foschie, da ogni angolo della Pianura padana centrale, troneggia sui rilievi circostanti le cui vette raggiungono altezze di gran lunga inferiori. Il versante meridionale si presenta spoglio e arido, mentre le pendici occidentali sono ammantate da foreste di abeti sino al limite della vegetazione arborea, collocato intorno ai 1650 metri.
Notevole il panorama che si può ammirare dalle cime: nelle giornate limpide, specialmente d’inverno, si può avere una vista d’insieme dell’intero arco delle Prealpi Lombarde, fino ai grandi massicci alpini come l’Adamello e le Dolomiti di Brenta; una veduta dall’alto di tutta la pianura lombarda, sino agli Appennini che la chiudono a sud